Oggi si stracciano le vesti perché Telecom diventerà spagnola e tirano fuori ancora una volta la foglia di fico dell'italianità.
Ma noi sappiamo fare i conti e conosciamo la storia recente: le vicende, diverse ma parallele, di Telecom e Alitalia costituiscono l'ennesima conferma dell'inadeguatezza della classe dirigente italiana pubblica e privata e un altro capitolo del declino italiano. In nome di un supposto patriottismo, tanto generico quanto opportunista, le offerte provenienti da alcuni dei principali operatori dei rispettivi settori sono state respinte con perdite pubbliche enormi, specie nel caso di Alitalia (Pietro Ichino le ha stimate in 4,5 miliardi di euro), e una probabile cessione delle quote di controllo delle due società a prezzi ridicoli.
Fin dal manifesto del luglio 2012 noi siamo sempre stati chiari su questo punto (numero 1 dei nostro programma): i proventi delle privatizzazioni vanno utilizzati per abbattere il debito in modo da alleggerire il fardello per i contribuenti e liberare risorse, oggi assorbite dalla spesa per interessi, e ridurre la pressione fiscale (punto 3 del nostro programma).
E' inoltre fondamentale che le privatizzazioni siano accompagnate anche da liberalizzazioni (punto 4 del nostro programma) onde evitare che monopoli privati si sostituiscano a quelli pubblici.
Noi parliamo chiaro, ieri come oggi, e restiamo fedeli ai principi del nostro programma per Fermare il declino del paese con poche idee semplici e molto concrete.
Loro aggiungono oggi le beffe dell'indignazione ai danni causati dal non aver aperto al mercato nel modo opportuno.
Su Telecom diciamo: meglio tardi che mai (ma che spreco!). A questa classe politica fallimentare contrapponiamo l'alternativa di Fare prima che sia troppo tardi.
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