martedì 12 giugno 2012

Chi c'è dietro Beppe Grillo

Ho letto l’articolo e mi sembra interessante, degno di divulgazione. Non posso confermare la verifidictà delle informazioni, di cui è sorgente e titiolare tale Michele Di Salvo.

 

Chi c’è dietro Beppe Grillo e il suo “movimento”

da e di

Michele Di Salvo

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“non credete a tutto quello che vi viene detto, ma

informatevi!”.

Beppe Grillo

Questa è una storia che si innesta negli ultimi dieci anni di vita

politica e sociale del nostro paese.

Ne attraversa le fasi e ne traccia dei fili, che spesso sono

invisibili ai più.

Prologo – dieci anni prima

Era il luglio 2001.

Io ero il giovane editore di Cuore, e la mia redazione era tra le

testate accreditate al G8 di Genova.

La nostra redazione era alla Diaz, come quelle di molte testate

indipendenti, e come Liberazione, il Manifesto e altri…

Io accompagnavo la redazione, una rarità tra gli editori delle

testate periodiche.

Camminando per le stradine insieme a Jiga Melik, una delle

belle e intelligenti firme del “mio” settimanale di satira, ci

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fermiamo ad un bar tra i carrugi, in un caldo assolato giorno di

luglio.

Ci sediamo, casualmente, ad uno dei tavolini ed ascoltiamo,

altrettanto casualmente una telefonata.

Chi ci siede davanti era l’on. Crucianelli, il suo interlocutore,

Valter Veltroni.

“qui c’è un humus, un terreno fertile… una grande storia…

dobbiamo trovare il modo di metterci il cappello…”

Negli anni della sinistra al governo, forse l’idea più innovativa

la introducono C.V e F.R., i due consiglieri del premier

Massimo D’Alema.

La loro idea di mediazione con la politica, di “lobbying

all’americana” funziona.

Forse è anche più innovativa di quanto loro stessi possano

immaginare in quei primordi di “seconda repubblica” e

risolverebbe un grande problema, tanto politico quanto

mediatico della classe politica italiana: il finanziamento

pubblico.

Ma l’Italia, quella dei compromessi e delle tante micro

tangenti, ad un salto di qualità vero, e chiaro, non è pronta.

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Non lo sono i partiti, e soprattutto non lo sono ancora le

imprese e le associazioni imprenditoriali.

La loro idea di “lobbying” fa nascere una ricerca permanente e

ricorrente di un leader nuovo e progressista che possa

affrontare i nodi caldi della modernizzazione del paese, ed al

contempo possa portare ad un autentico e trasparente dialogo

tra imprese – quelle vere – e la politica.

In questa ricerca, nascono un giornale, finanziato da un noto

petroliere genovese, e una televisione satellitare, presto

trasferita nei ranghi del partito democratico.

Di quell’idea, e di quel progetto, nel senso più alto, non c’è più

traccia, se non la sua necessità.

In questo scenario, i vari partiti, ciascuno dei quali cambia

nome e schieramento.

La risposta più ovvia del modo di fare politica nel nostro paese,

più o meno da sempre, è quella di cambiare nome, simbolo,

alleanza.

Sono anni difficili in cui si completa il passaggio pci-pds-dspd.

In cui la DC si trasforma, dopo essersi frammentata e divisa.

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Sono gli anni della difficili “unificazione formale” del centro

destra e dello sdoganamento della destra al governo.

Passiamo da un sistema frammentato e consociativo, ad un

sistema maggioritario, bipolare.

Cambiano i linguaggi della politica.

Entrano in gioco sistemi di comunicazione e persuasione

nuovi, e potenti.

Chi non se ne accorge ne resta tagliato fuori.

Contemporaneamente cambia anche la vita economica italiana.

Cambiano con l’euro gli scenari e i livelli di competitività.

Chi sino a ieri era grande, oggi, nel confronto europeo, non

entra nemmeno nelle classifiche più generose.

L’idea stessa della “privatizzazione all’italiana”, dove con poco

controlli imprese molto grandi, non regge più, entrando players

di ben altre proporzioni.

Internet l’abbiamo inventata noi.

Come tante altre cose che poi hanno fatto la forza e la

grandezza di altri paesi.

Da noi la rete è interesse di pochi, e vista con sospetto.

Si diffonde generazionalmente, e non come servizio globale.

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Legata alla infrastruttura, subisce il rallentamento dettato dal

ciclope monoculare.

Nel 2004 nascono in quasi tutto il mondo i social network –

strutture in grado di mettere in connessione milioni di utenti tra

loro.

In modo apparentemente gratuito.

Chi si accorge del capitale e del potenziale inespresso, e della

conseguente arretratezza che ne deriva, sono giovani e

rampanti manager della comunicazione.

Questa storia parte da loro.

E da una piccola società della galassia Telecom Italia.

ROMA, 3 GIU 2004- It Telecom, controllata al 100% da

Telecom Italia, ha siglato oggi un accordo con Value Partners

per la cessione del 69,8% di Webegg, società che si occupa di

system integration, ad un prezzo pari a 43 milioni di euro. La

restante partecipazione del 30,2% è posseduta da Finsiel (79%

Telecom Italia). Lo rende noto un comunicato congiunto nel

quale si spiega che l' operazione rientra nel processo di

razionalizzazione del comparto information technology del

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gruppo Telecom finalizzato in particolare alla semplificazione

della struttura organizzativa. L' operazione prevede anche il

mantenimento da parte di Finsiel della partecipazione in

Webegg con il riconoscimento di reciproche opzioni di

compravendita tra Finsiel e Value Partners. Il perfezionamento

dell' operazione si realizzerà una volta ottenuta la prescritta

autorizzazione dell' Autorità Garante della Concorrenza e del

Mercato. Il gruppo Webegg, che include le controllate TeleAp

e Software Factory, si occupa di system integration, sviluppo di

applicativi e soluzioni web based per l' industria e le istituzioni

finanziarie. Value Partners è una società di consulenza

strategica di origine italiana e con l' acquisizione di Webegg

amplia la propria offerta nel settore informatico nel quale è già

presente con due società Vp Web e Vp Tech. (ANSA).

Il 9 giugno 2006 Value Partners si quoterà in borsa,

valorizzando oltre 200milioni di euro!

Sotto la lente di ingrandimento della Consob, proprio il

rapporto con Telecom. Il gruppo guidato da Marco Tronchetti

Provera ha rappresentato nel 2005 per Value Partners più della

metà dei ricavi consolidati (56%), seguito da Intesa (5%),

SanPaolo Imi, Pirelli e Unicredit (tutti con il 3%, Pirelli aveva

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il 10% nel 2003). Due anni prima VP aveva acquisito proprio

da TI per 61 milioni il 100% di Webegg ed è nato Value Team,

il braccio di VP dedicato a consulenza e servizi orientati all'IT

consulting, 71% del totale dei ricavi della società.

26 aprile 2011 - Value Team, il system integrator di proprietà

di Value Partners, è stata ceduta alla giapponese NTT Data,

colosso delle telecomunicazioni giapponese con un giro d'affari

pari a circa 9,5 miliardi di euro. L'operazione, stando a quanto

riportato dal quotidiano Nikkei, si perfeziona per un valore di

250 milioni di euro e riguarda l'intero pacchetto azionario di

Value Team.

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2012 – elezioni amministrative in Italia

Il partito di un ex-comico, che oggi si definisce “megafono”

diventa secondo i sondaggi la terza forza politica italiana.

Di fatto, alle elezioni amministrative, arriva a percentuali a due

cifre quasi ovunque.

Dietro di lui, in via nota e dichiarata, cinque “super consulenti”

del mondo del web.

Ecco chi sono coloro che il 22 gennaio 2004 fondano la

Casaleggio Associati.

Gianroberto Casaleggio, già Amministratore Delegato e

Direttore Generale della Webegg

Luca Eleuteri, tra il 2000 e il 2003 lavorava nella Direzione

Generale di Webegg.

Mario Bucchich, fino al settembre 2003 è stato Responsabile

Comunicazione e Immagine del Gruppo Webegg.

Enrico Sassoon, già Direttore Responsabile della rivista Affari

Internazionali e membro dell’American Chamber of Commerce

in Italia, entra il 15 gennaio 2001 nel Consiglio di

amministrazione di Webegg.

C'è poi anche Maurizio Benzi, Marketing di Webegg e

organizzatore dei Meetup di Grillo a Milano.

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La vera anima, e filosofo del gruppo è Gianroberto Casaleggio.

Gianroberto Casaleggio inizia la sua carriera nell’Olivetti di

Roberto Colaninno, diventa amministratore delegato di

Webegg, all’epoca joint venture tra Olivetti e Finsiel, a fine

giugno 2002 Olivetti cede la propria quota (50% del capitale)

in Webegg Spa a I.T. Telecom Spa, che nel 2000 ha dato vita a

Netikos Spa del cui CdA Casaleggio fa parte con Michele

Colaninno (secondogenito di Roberto e presente nel CdA

Piaggio).

È lui il manager che ha persuaso Grillo (inizialmente scettico)

dell’utilità della Rete.

La società che presiede, la Casaleggio Associati, ha l’obiettivo

dichiarato di «sviluppare in Italia la cultura della Rete».

Ha creato e gestisce, tra le altre cose, non solo il blog di Beppe

Grillo (nato nel gennaio 2005), la distribuzione di tutti i suoi

gadget, ma ha anche ideato, secondo indiscrezioni, lo stesso VDay!

Ed è sempre presente anche agli incontri del comico con i

«MeetUp» locali. Piccolo particolare: l'organizzatore del

gruppo di Milano Maurizio Benzi lavora, manco a dirlo, per la

stessa società di Casaleggio.

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Una piccola curiosità. Il blog di Grillo è tradotto anche in

inglese. Ottimo e funzionale. Ha solo un’altra lingua in cui è

tradotto: il giapponese! E giapponese come abbiamo visto è la

proprietà della webegg oggi!

Appassionato di storia, fumetti e fantascienza, ha voluto una

casa nelle valli del Canavese vicino Ivrea – ancora legatissimo

ai suoi esordi professionali.

Lì possiede un bosco tutto suo. Autore di libri come «Il web è

morto, viva il web», assieme al fratello Davide e a Mario

Bucchich (anche loro soci della Casaleggio associati).

L’idea di essere eminenza grigia della lobbying politica gli

venne già.

All’inizio non pensava a Grillo, o forse gli occorrevano dati ed

esperienza per non bruciare la sua carta.

Nel gennaio 2006, il manager convinse il ministro e leader di

Idv ad aprire un suo blog che diventa ben presto ricco degli

stessi contenuti e delle parole d’ordine di Grillo oggi. Ed è

curato sempre dalla Casaleggio associati (sino al 2010).

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A Casaleggio la Telecom è rimasta nel sangue, nel cuore e… e

nel bilancio.

Così come il fatturato indotto che era in grado di produrre.

Gli attacchi alla nuova gestione subentrata ai Colaninno si

fanno sempre più forti.

Si dice che siano stati proprio uomini legati a Casaleggio a fare

uscire lo scandalo sul dossieraggio Telecom (ovvero le

intercettazioni abusive operate dalla security telecom in danno

a privati).

Tra gli intercettati abusivamente proprio Grillo… e alcuni altri

“giornalisti indipendenti”, tra cui Marco Travaglio (con cui

inizierà un sodalizio veicolato anche grazie ad Antonio Di

Pietro, e che lo legherà alla Casaleggio anche editorialmente)

.

Nel momento di maggiore debolezza dell’azienda il 12

settembre 2006 Grillo lancia la share-action per “riprendersi

Telecom”.

Travolto dagli scandali “per il bene dell’azienda” Tronchetti-

Provera lascia la presidenza e ogni incarico in Telecom Italia.

Miracolosamente, con l’uscita di scena di Tronchetti Provera,

muore senza commenti (nemmeno sul suo blog) e senza alcuna

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spiegazione anche l’iniziativa di Grillo – che da quelle

dimissioni su Telecom Italia non parla più!

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Con chi lavora la Casaleggio?

Facciamo un passo indietro.

Già dal 2004 – ovvero dalla sua nascita - la Casaleggio

annuncia la partnership con Enamics, una società statunitense

fondata nel 1999, leader del Business Technology Management

(BTM). La Enamics ha come clienti potenti corporation del

calibro di: Pepsico, JP Morgan, Northrop Grumman, US

Department of Tresury (Dipartimento del Tesoro USA), BNP

Paribas, American Financial Group, ecc. Tra le società citate,

quella che più interessa è la banca d’affari JP Morgan, perché

rientra nell’impero dei Rockefeller.

[la JPMorgan è la stessa che aveva pronto il “piano spezzatino”

se la Fiat non fosse stata in grado di ricapitalizzare qualche

anno fa]

L’uomo marketing – e colui che “porta i clienti” (e quindi le

risorse!) - alla Casaleggio Associati (oggi e della Webegg

prima) è Enrico Sassoon, giornalista, dal 1977 al 2003 nel

gruppo Il Sole-24 Ore, già direttore responsabile di L’Impresa-

Rivista Italiana di Management, della rivista Impresa Ambiente

e del settimanale Mondo Economico. Da suo curriculum

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pubblico apprendiamo anche che «è stato direttore scientifico

del gruppo Il Sole-24 Ore».

Nel 1998 Sassoon è stato amministratore delegato

dell’American Chamber of Commerce in Italy, di fatto una

lobby indirizzata a favorire i rapporti commerciali delle

corporation americane in Italia.

Proprio nel consiglio di amministrazione dell’American

Chamber of Commerce in Italy si comprende quale sia uno dei

fattori di successo nelle relazioni della Casaleggio Associati.

La lista comprende tutte le maggiori corporation americane

presenti in Europa, le maggiori società italiane con rapporti in

USA. Attualmente Sassoon ne presiede il “Comitato Affari

Economici” – ovvero il nodo centrale in cui smistare e

coordinare le partnership di business.

Molti dei nomi presenti nell’American Chamber of Commerce

in Italy sono figure di spicco dell’Aspen Institute Italia, il

prestigioso pensatoio, creatura di Gianni Letta, presieduto da

Giulio Tremonti. E l’Aspen Institute pesa, ovunque agisca.

Luogo di incontro fra intellettuali, economisti, politici,

scienziati e imprese. Nell’Aspen transita l’élite italiana, che

faccia riferimento al centro-destra o al centro-sinistra. Con

quali finalità? «L’internazionalizzazione della leadership

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imprenditoriale, politica e culturale del paese attraverso un

libero confronto tra idee e provenienze diverse per identificare

e promuovere valori, conoscenze e interessi comuni», si legge

nella mission dell’istituto. E in che modo? «Il “metodo Aspen”

privilegia il confronto e il dibattito “a porte chiuse”, favorisce

le relazioni interpersonali e consente un effettivo

aggiornamento dei temi in discussione. Attorno al tavolo

Aspen discutono leader del mondo industriale, economico,

finanziario, politico, sociale e culturale in condizioni di

assoluta riservatezza e di libertà espressiva»”.

Contemporaneamente Sassoon è anche Direttore Responsabile

della rivista Affari Internazionali. Perché è così rilevante?

Basta leggere chi c’è nel Comitato di Redazione di tale rivista

in quegli stessi anni. Intanto Tommaso Padoa-Schioppa,

Ministro dell’Economia, e tra i nominativi del Comitato

Editoriale: Giuliano Amato, Innocenzo Cipolletta, Domenico

Fisichella, Enrico Letta, Antonio Maccanico, Mario Monti,

frequentatore assiduo delle riunioni del Gruppo Bilderberg

Giorgio Napolitano, Fabrizio Saccomanni, Sergio Siglienti,

Giuseppe Zadra, Promotore della rivista, l’Istituto Affari

Internazionali.

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Attualmente Sassoon è anche “amministratore delegato” di una

casa editrice – la “Strategiqs Edizioni Srl” (che non ha

nemmeno un indirizzo mail, né un sito internet – ma che

pubblica l’edizione italiana della Harward Business Review in

Italia).

Di questa società è presidente un brillante napoletano,

Alessandro Di Fiore, che oltre a presiedere la casa editrice

presiede anche l’European Centre for Strategic Innovation.

Nato come product manager della Colgate-Palmolive fonda la

Venture Consulting che confluisce gruppo Tefen, oltre a

diventare prestissimo Vice Presidente di “The MAC Group”

(Gemini Consulting) – gruppo presieduto da Cesare Romiti,

anch’egli membro nell’American Chamber of Commerce in

Italy e dell’Aspen Institute.

Manco a dirlo, nel comitato di redazione della rivista figura

anche “Roberto” Casaleggio (hanno dimenticato il “gian”

iniziale!).

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Ma cosa fa “esattamente” la Casaleggio?

Si occupa di “sviluppare in Italia una cultura della Rete

attraverso studi originali, consulenza, articoli, libri, newsletter,

seminari e creazione di gruppi di pensiero e di orientamento.”

“Casaleggio Associati dispone di competenze specifiche sulla

Rete, tramite i suoi soci ed affiliati; della conoscenza del

territorio di applicazione, dovuta ai Rapporti e ai Focus di

settore; delle tendenze e delle best practice, grazie al network

di partner statunitensi.”

Il “filosofo” dell’azienda è Gianroberto – un tecnico, uno dei

massimi esperti in Italia della comunicazione sul web.

«L’organizzazione di Rete» dei modelli di e-business e il web

marketing sono tematiche che ha approfondito e applicato a

società italiane negli ultimi otto anni, anche grazie a una

relazione costante con i riferimenti mondiali del settore.

Per lui la Rete è un’ossessione, più che un media. Ne è un

teorico e uno dei guru delle nuove frontiere del marketing

digitale e di cosa si possa fare attraverso i social network grazie

a strategie di marketing virale, forma di promozione non

convenzionale che sfrutta la capacità comunicativa di pochi

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soggetti interessati per trasmettere il messaggio a un numero

esponenziale di utenti.

Casaleggio ha capito in anticipo, almeno per quanto riguarda il

mercato italiano, quali siano le potenzialità del web e dei social

network. E individua una nuova figura di venditore

propagandista in parte consapevole e in parte no: l’influencer.

“On line il 90 per cento dei contenuti è creato dal 10 per cento

degli utenti, queste persone sono gli influencer”, scrive in un

articolo Casaleggio, “quando si accede alla Rete per avere

un’informazione, si accede a un’informazione che di solito è

integrata dall’influencer o è creata direttamente

dall’influencer.”

“L’influencer è un asset aziendale, senza l’influencer non si

può vendere, c’è una statistica molto interessante per le

cosiddette mamme online, il 96 per cento di tutte le mamme

online che effettuano un acquisto negli Stati Uniti, è

influenzato dalle opinioni di altre mamme online che sono le

mamme online influencer. “

Se andiamo ad analizzare il sistema di diffusione online del

fenomeno Beppe Grillo è facile constatare quanto questa

strategia sia efficace. E non solo per Grillo, visto che il numero

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dei clienti e delle partnership italiane e statunitensi vanno ben

oltre alla promozione del comico genovese.

Nel 2004, a pochi mesi dalla sua nascita, la Casaleggio

Associati annunciò pubblicamente attraverso le agenzie di

stampa la nascita della partnership con Enamics, società

statunitense leader in Business Technology Management

(Btm).

La Enamics ha una rete di relazioni aziendali impressionante

sia dirette che indirette grazie anche a una rete di partnership

consolidata e da più di 6 anni con due altre aziende del settore,

la Future Considerations e la Ibm Tivoli. Spiccano, come si

legge nel board sia di Enamics che dei sui partner, nomi come

Pepsico, Northrop, US Department of Tresury (Dipartimento

del Tesoro Usa), Bnp Paribas, American Financial Group e JP

Morgan, banca d’affari del gruppo Rockefeller. E poi ancora:

Coca Cola, Bp, Barclaycard, Addax Petroleum, Shell, Tesco,

Kpmg Llp, Carbon Tnist, Unido (United Nations Industrial

Development Organisation), London Pension Fund Authority

(Lfpa).

Ecco quindi la rete di relazioni, teoriche e aziendali, della

Casaleggio Associati con le aziende più quotate del settore

negli Stati Uniti. Comunicazione, e-cornmerce, reti web,

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sicurezza. Gli stessi settori della Webegg prima e di Casaleggio

e soci poi.

Sassoon e Casaleggio, sul rapporto dei due si gioca tutto il peso

del progetto della Casaleggio Associati. Da un lato l’uomo

delle relazioni «tradizionali» con il mondo della finanza e della

politica italiana, dall’altro il super-esperto con reti di rapporti

consolidate e partnership oltre oceano.

Non si tratta quindi solo di sperimentare nuove forme di

marketing, si tratta di una solida base di business. E questo la

Casaleggio Associati fa.

Se qualcuno pensava ancora che la Casaleggio Associati fosse

solo un gruppo di persone appassionate della comunicazione in

Rete che si dedica al blog di Beppe Grillo (e a quello

precedentemente, ricordiamolo, di Antonio Di Pietro).

Ritorniamo però alle strategie di marketing (politico e non)

della Casaleggio Associati, e agli influencer e all’importanza

che viene loro data, e non solo da questa società italiana.

Si legge sul sito web della Microsoft: a uno studio della società

statunitense Rubicon Consulthg ha tracciato il profilo degli

influencer, la loro diffusione e le modalità di comunicazione e

di propagazione dei loro messaggi. Le comunità online, gli

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spazi dove agiscono gli influencer, non sono tutte uguali,

ognuna ha peculiarità proprie. Non si capisce se questo brano

l’abbia scritto Gianroberto Casaleggio stesso o se a questo testo

del gigante statunitense si sia rifatto.

E poi l’articolo della Microsoft prosegue: Le comunità online

originate dalle connessioni, come Facebook, sono le più

frequentate (25 per cento degli utenti) e le più importanti per i

giovani sotto i 20 anni, seguono, con circa il 20 per cento,

quelle con attività in comune e condivisione di interessi. La

maggior parte degli utenti delle comunità ha un’età tra i 20 e i

40 anni. In questo contesto operano gli influencer.

Ecco fatto il ritratto del militante grillino tipo.

E chi sono gli influencer di Grillo, dove si muovono, dove

agiscono?

All’inizio sulla rete di Meetup, la piattaforma a pagamento

statunitense molto pubblicizzata dalla Casaleggio Associati e

dai loro partner statunitensi è praticamente obbligatoria per chi

voglia aderire alla rete degli amici di Grillo.

[per intenderci, meetup è stata la piattaforma usata per lanciare

in USA il fenomeno dei tea-party]

Poi su YouTube e Facebook.

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E qui che si è creata la fortuna del messaggio di Grillo, nell’uso

controllato capillarmente dalla Casaleggio Associati di questi

mezzi.

Gli ‘influenzatori’, formati e preparati dalla Casaleggio alla

scuola della Webeggs e soprattutto dei nuovi media-guru

americani, sono giovani operatori stipendiati per ‘creare’

opinione. Tali personaggi sono pagati per scrivere articoli,

rilasciare commenti, subissare di ‘Mi Piace’ o ‘Non Mi Piace’

e creare videoclip con il preciso obiettivo di influenzare la

opinione degli altri utenti, in particolare quel 90% di fruitori

inattivi. Il tutto, nella maggior parte dei casi spacciandosi per

utenti casuali e sottacendo il dettaglio di essere degli spot

pubblicitari viventi. Farebbero ciò che da anni fanno molti

giornalisti, politici e accademici.

Facciamo una piccola premessa.

Tutti coloro che fanno web marketing hanno dei gost writer,

del webwriters, dei content-manager, che per lavoro

inseriscono contenuti, diffondono e condividono messaggi,

replicano e commentano.

Il limite che un po’ tutti si danno, è quello della moderazione

(da un lato) e dell’autenticità del profilo.

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Creare dei “fake” è come diffondere una notizia “falsa” –

perché tale è il commento ed il profilo che contribuisce a creare

la fisionomia web del messaggio.

In genere strategie così aggressive vengono adottate da aziende

“molto grandi” per scopi “non sempre trasparenti” – in primo

luogo appunto quello non di “vendere” un

prodotto/bene/servizio, bensì creare e condizione l’opinione

pubblica su singoli temi, e spostarla.

La caposcuola di questa filosofia di opinion marketing virale è

un’azienda americana - La Bivings Group specializzata in

attività di lobbying internet, leader nel social network e nel

web marketing che per mezzo della rete manipola la opinione

pubblica, utilizzando falsi cittadini e finte associazioni al fine

di promuovere gli interessi di una clientela che risponde a nomi

quali Monsanto, Philip Morris o BP Amoco. E molte altre

corporation che per oggetto sociale (tabacco, alcool…) hanno

visto limitata la propria capacità di accesso ai normali

strumenti pubblicitari, o che operano in settore in cui è

fortissima una posizione sociale scettica (nucleare, armamenti,

ogm, ricerca genetica).

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La Bivings opera attraverso circa mille siti internet

direttamente o indirettamente registrati e strutturati, con oltre

8.000 finti profili web che nematicamente sono radicati in oltre

12.000 forum di discussione. Operativamente lavora

principalmente con altri due partner americani.

The Bricks Factory e la Enamics – il cu partner italiano è

appunto la Casaleggio.

Invenzione della Bricks è l’e-buzzing, blogger di ogni cultura

cedono alle lusinghe dei post pubblicitari in cui qualcuno dice

loro cosa scrivere e come scriverlo, in cambio di soldi. Sono

attori i ‘casi umani’ che la televisione spaccia per persone

comuni o vincitrici di grosse somme nei giochi a quiz.

Probabilmente sono attori i personaggi accampati con giorni

d’anticipo di fronte agli store per accaparrarsi un nuovo

modello di telefonino. Chissà quante interviste televisive a

‘campione’ sono in realtà finte o perlomeno selezionate e

assortite in modo tale da suscitare una precisa emozione in chi

le guardi. Frotte di attori dilettanti si lasciano arruolare nelle

vesti di attivisti spontanei per contestare o applaudire il politico

di turno davanti a solerti telecamere, o per mandare in malora

una manifestazione compiendo azioni violente.

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La persuasione funziona meglio quando è invisibile. Il

marketing più efficace è quello che si fa strada nella nostra

coscienza, lasciando intatta la percezione che abbiamo

raggiunto le nostre opinioni e fatto le nostre scelte in maniera

indipendente.

In un manuale di presentazione ai propri clienti, la Enamics

presentando la propria capacità di diffusione virale e le sue

partnership spiega che “ci sono alcune campagne in cui

sarebbe opportuno o persino disastroso lasciare che il

pubblico sappia che la vostra organizzazione è coinvolta

direttamente … semplicemente non è un modo intelligente di

muoversi. In casi come questo, è importante prima “ascoltare”

ciò che viene detto online … Una volta che siete collegati in

questo mondo, è possibile effettuare dei commenti in questi

forum che presentino la vostra posizione come una parte non

direttamente coinvolta. … Forse il più grande vantaggio del

marketing virale è che il messaggio viene inserito in un

contesto in cui è più probabile essere considerata seriamente.”

“Un alto dirigente della Monsanto è citato sul sito Bivings,

ringrazia la società di pubbliche relazioni per il suo”

straordinario lavoro ” .

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Un esempio concreto di come opera il “metodo Bivings”

Il 29 novembre dello scorso anno, due ricercatori

dell’Università della California di Berkeley hanno pubblicato

un articolo sulla rivista Nature, che ha rivelato che il mais

nativo in Messico, era stato contaminato, attraverso grandi

distanze, dal polline geneticamente modificato. L’articolo fu un

disastro per le aziende biotech che cercano di convincere il

Messico, il Brasile e l’Unione europea di togliere il loro

embargo sulle colture geneticamente modificate.

Anche prima della pubblicazione, i ricercatori sapevano che il

loro lavoro era pericoloso.

Uno di loro, Ignacio Chapela, è stato avvicinato dal direttore di

una società messicana, che per primo gli ha offerto un posto

scintillante di ricercatore, se distruggeva i suoi documenti, poi

gli disse che sapeva dove trovare i suoi figli. Negli Stati Uniti,

gli avversari di Chapela hanno scelto una diversa forma di

assassinio.

Il giorno in cui è stato pubblicato l’articolo, iniziarono a

comparire messaggi in un listsever di biotecnologia utilizzato

da più di 3000 scienziati, chiamati AgBioWorld. Il primo

veniva da un corrispondente di nome “Mary Murphy”. Chapela

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è nel consiglio di amministrazione del Pesticide Action

Network e, quindi, ha affermato, “non è esattamente quello che

si dice uno scrittore imparziale.”1Il suo intervento è stato

seguito da un messaggio da un “Andura Smetacek”,

sostenendo, falsamente, che il documento di Chapela non era

stato redatto in modo equo, che era “prima di tutto Chapela è

un attivista”, e che la ricerca era stata pubblicata in collusione

con gli ambientalisti. Il giorno successivo, un’altra e-mail da

“Smetacek” ha chiesto la sua nota spese, “quanti soldi si

prende Chapela per parlare? Quante spese di viaggio e altre

donazioni … per il suo aiuto in fuorvianti le campagne di

marketing basate sulla paura?”

I messaggi da Murphy e Smetacek stimolarono centinaia di

altri, che ripetevano o abbellivano le accuse che avevano fatto

i due di cui sopra. biotecnologi Senior chiesero di licenziare

Chapela da Berkeley. AgBioWorld lanciò una petizione contro

la pubblicazione:

“Ci sembrano essere problemi metodologici nella ricerca di

Chapela e il suo collega David Quist , ma questo non è affatto

senza precedenti in una rivista scientifica. Tutta la scienza è e

deve essere, oggetto di sfida e di confutazione.” Ma in questo

caso la pressione su Nature fu così forte che il suo editore fece

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una cosa senza precedenti nella sua storia di 133 anni: il mese

scorso ha pubblicato, insieme a due documenti impegnativi

Quist e Chapela, una ritrattazione, nella quale ha scritto che la

loro ricerca non avrebbe mai dovuto essere pubblicata.

Così la campagna contro i ricercatori è stata uno straordinario

successo, ma chi la iniziò precisamente? Chi sono i “Murphy

Mary” e “Andura Smetacek”?

Entrambi affermano di essere cittadini comuni, senza legami

societari.

La Bivings Group dice di “non essere a conoscenza di loro”.

“Mary Murphy” utilizza un account Hotmail per inviare

messaggi a AgBioWorld. Ma un messaggio satirico a

oppositori di biotech, inviato da “Mary Murphy” allo stesso

indirizzo hotmail a un altro server di due anni fa, contiene

l’identificazione bw6.bivwood.com . Bivwood.com è di

proprietà della Bivings Woodell, che fa parte del Bivings

Group.

Smetacek ha, in diverse occasioni, dato il suo indirizzo come a

“Londra” e “New York”.

Ma le liste elettorali, elenchi telefonici e dati relativi alle carte

di credito sia a Londra che tutti gli Stati Uniti non rivelano

“Andura Smetacek”. Il suo nome appare solo su AgBioWorld e

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pochi altri listserver, su cui ha pubblicato decine di messaggi

che accusano, falsamente, gruppi come Greenpeace di

terrorismo.

Un indizio sulla sua identità è suggerito dalla sua costante

promozione del “Center for Food and Agricultural Research”.

Il centro non sembra esistere, se non come un sito web, che

accusa ripetutamente i verdi di tramare violenza. Cffar.org è

registrato a qualcuno di nome Manuel Theodorov. Manuel

Theodorov è il “regista delle associazioni” a Bivings Woodell.

Anche il sito su cui è stato lanciato la campagna contro

l’articolo su Nature ha attirato sospetti. Il suo moderatore, il

professore appassionato biotech CS Prakash, sostiene di non

avere alcuna connessione con il Bivings Group.

Da una ricerca degli archivi del sito si riceve il seguente

messaggio di errore: “Impossibile connettersi al server MySQL

su ‘apollo.bivings.com’”. Apollo.bivings.com è il server

principale del Bivings Group.

“A volte”, si vanta Bivings, “vinciamo premi. A volte solo il

cliente conosce il ruolo preciso che abbiamo giocato.”

31

[credits: lavoro di indagine svolto da Jonathan Matthews e dal

giornalista free lance Andy Rowell – si ringrazia George

Monbiot per la segnalazione]

32

Come presenta i suoi servizi la Casaleggio

Relazione Digitale

Identificare una strategia di web marketing significa studiare il

target di riferimento, il messaggio da veicolare e i canali da

utilizzare. Questo permette di identificare gli obiettivi tattici da

raggiungere con l'impiego integrato delle tecniche di

webmarketing (motori di ricerca, linkpopularity, campagne

banner, sponsorizzazioni di aree tematiche, direct emailing,

news online). Casaleggio Associati assiste le aziende nella

creazione della struttura per gestire campagne di web

marketing di lungo termine, identificando le metriche da

monitorare e le leve da utilizzare per raggiungere i diversi

obiettivi.

Organizzazione

Definire un'organizzazione in rete significa ripensare la sua

struttura, il suo funzionamento ed i suoi obiettivi.

L'organizzazione in rete è un nuovo modo di gestire

un'azienda. Tutti i processi aziendali possono essere gestiti on

line sia verso le persone che vi lavorano che verso tutti gli

stakeholder esterni. Casaleggio Associati assiste le aziende

33

nella realizzazione dei nuovi processi on line e nel

cambiamento organizzativo dell'azienda.

Mission

Casaleggio Associati ha la missione di sviluppare consulenza

strategica di Rete per le aziende e di realizzare Rapporti

sull'economia digitale.

La consulenza strategica ha l'obiettivo di indirizzare le aziende

nelle scelte rese necessarie dalla Rete e di consentire la

definizione di obiettivi misurabili in termini di ritorno

economico, in modo da determinare lo sviluppo del business

dell'azienda, sia nel medio, sia nel lungo termine.

I Rapporti e i Focus di Casaleggio Associati offrono

informazioni puntuali sullo sviluppo della Rete nei diversi

settori di mercato in Italia e nel mondo.

I dati e le modalità di utilizzo della Rete contenuti nei Rapporti

e nei Focus consentono alle aziende la valutazione del contesto

in cui operano, scelte basate su casi di successo e la conoscenza

dei reali percorsi di attuazione.

34

Vision

La Rete, intesa come l'utilizzo di Internet e la sua integrazione

con le reti aziendali, rende necessaria, per ogni organizzazione,

una visione strategica di lungo termine in cui definire priorità,

fattibilità, attuazione e valutazione del ritorno degli

investimenti.

Casaleggio Associati ritiene che una corretta strategia di Rete

sia il fattore vincente di ogni azienda che voglia sfruttarne le

opportunità per sviluppare il suo business, diminuire i costi

strutturali ed aumentare l'efficienza.

Una strategia di Rete presuppone una visione di insieme in cui

modelli di business, intranet e web marketing siano valutati

congiuntamente.

Una visione a cui va associata un'analisi di fattori, propri della

Rete, come: usabilità, sicurezza, misurabilità, social

networking, knowledge management e content management.

Strategia

Per indirizzare le aziende in Rete è necessario disporre di una

conoscenza puntuale dell'evoluzione in atto, sia a livello

nazionale che internazionale.

35

Casaleggio Associati dispone di competenze specifiche sulla

Rete, tramite i suoi soci ed affiliati; della conoscenza del

territorio di applicazione, dovuta ai Rapporti e ai Focus di

settore; delle tendenze e delle best practice, grazie al network

di partner statunitensi.

La credibilità di una strategia è, necessariamente, legata

all'ottenimento di risultati tangibili in tempi certi, per questo

Casaleggio Associati integra le competenze specifiche sulla

Rete con l'applicazione di metodi di valutazione del ROI ed

assiste il cliente nel roll out della strategia.

36

Come opera la Casaleggio nel caso di Grillo - Facciamo

alcuni esempi.

Pietro Ricca

Nel 2007 ci si è resi conto che in quella fase il sito, per la parte

degli interventi del pubblico, era “stagnante”, che a

commentare i post di Grillo erano sempre gli stessi, anche se

sempre tanti.

Viene chiamato allora a “dare una mano” il blogger e

giornalista Piero Ricca.

Chiamato per moltiplicare le offerte sul sito e per attrarre nuovi

utenti e nuovi “conmentatori”. Come da accordi avrebbe

dovuto essere pagato dalla Casaleggio Associati. Duecento

euro a intervista forfettari spese incluse. Compenso che però,

secondo Ricca, non gli viene corrisposto nei termini concordati

all’inizio e Gianroberto Casaleggio ricontratterebbe la

collaborazione chiedendogli di occuparsi della Comunicazione

di alcune aziende sanitarie.

Ricca rifiuta. Da qui secondo Ricca il conflitto, e non si

procede né sul piano economico né sulla ridefinizione del

rapporto contenutistico della collaborazione e la situazione

precipita.

37

Beppe Grillo è informato della decisione di Gianroberto

Casaleggio. Osserva che “negli aspetti manageriali” del blog

lui non entra. Ritiene però, fidandosi del gestore, che la

difficoltà non sia di natura economica. Forse il problema – dice

– è “l’eccessiva aggressività” di qualche intervista

Ricca scompare dal blog di Grillo.

Lo strano caso delle primarie di Milano

Filippo Pittarello (che lavora per la Casaleggio Associati e

segue Beppe nei suoi tour, nonché i contatti con i meetup) ha

dichiarato che il candidato ideale avrebbe dovuto avere più soft

skills che hard skills, cioè più attitudini che competenze. Una

volta eletto, doveva essere bravo con internet per mandare tutto

ad una 'squadra di esperti' che gli avrebbero detto cosa dire.

Il candidato che scaturisce dalle primarie interne effettuate via

web risulta Matteo Calise, ventenne, eletto democraticamente

con il metodo Condorcet,

Peccato che il metodo usato non sia stato applicato

correttamente perché sono state considerate valide anche le

schede in cui comparivano solo i nomi dei primi due, o di uno

solo (bisognava mettere gli 8 candidati in ordine di

38

preferenza...) in questo modo viene sballato il calcolo delle

preferenze.

Il metodo Condorcet è anche noto perché offre la possibilità,

all'occorrenza, di “rtoccare per arrotondamento tendenziale” il

risultato finale.

Ma non solo sono state chiamate all'appello tutte le truppe

cammellate il giorno prima, debitamente orientate.

Inoltre stranamente, proprio in quei giorni, la mail del blog per

la lista civica di Milano aveva problemi e così molti non sono

stati avvisati....

C.B. racconta “…un giorno, quando collaboravo alla campagna

elettorale delle regionali in Lombardia per le 5 stelle, piena

anch'io di tante speranze, ebbi l'onore di conoscerlo

[Gianroberto Casaleggio ndr.]. Erano solo due mesi che

partecipavo nel meetup e Vito Crimi (candidato alla presidenza

della Regione per il movimento 5 stelle) mi mandò dallo staff

di Beppe Grillo insieme ad altre due persone, le mie idee su

cosa fosse questo staff non erano ancora chiare. Beppe Grillo

aveva sempre parlato di 5 ragazzi... Ci rechiamo negli uffici

della Casaleggio Associati a Milano, Gianroberto, dopo averci

dato indicazioni sui temi che avrebbero dovuto affrontare i

39

candidati nell'evento di piazza Duomo, si alza, si gira e se ne va

senza neanche un grazie arrivederci. Quel giorno dissero anche

una frase che mi colpì molto. Dissero che al tabellone luminoso

in piazza Duomo avrebbero pensato loro [non la cassa del

movimento ndr], sapete quanto costa l'affitto di quel coso? La

cosa mi colpì ma volevo ancora aggrapparmi alla speranza che

con il movimento ci saremmo liberati della casta…”

Davide Casaleggio e “una certa gestione” dei liberi blog di

Grillo

Dalla prima ora Grillo ha dichiarato che il suo blog era “uno

spazio aperto” in cui parlare e confrontarsi.

Molti militanti e simpatizzanti hanno notato che alcuni temi

sono completamente spariti dal blog.

Se qualcuno sulla rete dei Meetup o nei commenti sul blog di

Grillo pone l’interrogativo si vedrà cancellare o non pubblicare

la propria opinione. E chi cura direttamente e capillarmente il

blog di Grillo e la rete dei Meetup? Il fratello di Gianroberto

Casaleggio, Davide.

40

Dopo tutto le regole della “moderazione” sul web le detta chi

mette in Rete una determinata piattaforma o sito. Funziona così

ovunque, funziona così anche sul sito di Grillo.

Certi argomenti, determinate domande non compaiono.

Abbiamo fatto personalmente una prova, postando sul blog di

Grillo determinati temi scomodi e il commento non veniva

approvato. Compariva solo se si utilizzava un determinato

termine spezzato dalla punteggiatura.

Ma anche in questo caso il commento dopo poco spariva.

Come su YouTube, dove video che criticano esplicitamente il

rapporto fra Casaleggio e Grillo scompaiono con frequenza

impressionante, così avviene per gli interventi nei Meetup più

“popolati”.

Il rapporto con IDV

Qualcosa intanto si è incrinato negli ultimi tempi anche nel

rapporto che la Casaleggio Associati ha instaurato con Antonio

Di Pietro e l’Idv. Delle crepe si erano manifestate già nel corso

della campagna elettorale per le europee.

41

Alcuni candidati “di peso” come Luigi de Magistris avevano

gentilmente rifiutato di affidarsi al modello Casaleggio

preferendo fare da sé.

La ragione era molto semplice. Il modello offerto dalla

Casaleggio Associati è estremamente centralizzato. A scatola

chiusa. Per lavorare con loro, per usufruire dei loro servizi, è

necessario affidarsi totalmente alla loro organizzazione. E

questo, inevitabilmente, può entrare in contrasto con le logiche

della politica.

Un contrasto, segnalano in molti dell’entourage di Di Pietro,

che avrebbe portato alla rottura, tanto che dal gennaio 2010 il

blog di Di Pietro non è più gestito dalla Casaleggio.

I temi stessi della politica dipietrista sono cambiati e si sono

articolati.

Manco a dirlo, da una media di 4500 articoli e interventi

quotidiani su internet, l’Idv è scesa circa 800!

“… gli indirizzi dei gestori tecnici dei domini beppegrillo.it e

antoniodipietro.it risultano tuttora domiciliati in via Jervis 77

a Ivrea, stesso indirizzo della sede storica di Olivetti.

Il fatto curioso è che i domini olivetti.it e olivetti.com risultano

42

appoggiati al gestore tecnico TELECOM ITALIA, domiciliato

a Taranto…”

[Giacomo Castellano aveva pubblicato questo quesito sul

meetup di beppe grillo per chiedere spiegazioni – messaggio

cancellato!

http://beppegrillo.meetup.com/boards/thread/3998947/30#1486

0101

Spiacenti, non siamo riusciti a trovare il post della bacheca

messaggi che hai richiesto. ]

43

Serenetta Monti (candidata a sindaco di Roma e grillina

della prima ora) ad Alessandro Gilioli (giugno 2011)

«Quella di Grillo e della Casaleggio – che fa il suo blog – è una

presenza troppo ingombrante. La famosa frase su Pisapia-

Pisapippa ne è un esempio. Ha disorientato tutti, è una di quelle

leggerezze che non ci si possono permettere».

Ma nel movimento ci sono alcuni (o tanti) che la pensano come

te?

«All’interno del movimento ci sono tre tipi di persone. C’è una

parte che vede comunque in Grillo un personaggio che con la

sua notorietà consente di portare avanti delle battaglie civili e

politiche; ci sono altri che invece vorrebbero che Grillo si

facesse da parte già adesso; e ci sono infine persone che si sono

attaccate al carro di Grillo per cercare di guadagnare una

posizione di privilegio».

E che percentuali, che forze hanno nel movimento queste

componenti?

«Quelli che vorrebbero chiedere a Grillo di lasciare ormai sono

una buona percentuale, una presenza importante. Quel che è

successo in Veneto – con la lista di proscrizione dei candidati –

non è stato un fatto da poco».

44

Che cosa è successo in Veneto?

«Che l’anno scorso, prima delle regionali, è arrivato un ordine

di allontanare persone che avevano versato il sangue per questo

movimento, solo per imporre il candidato dall’alto».

A proposito, ma la questione dello statuto che non c’è

(insomma c’è una cosa chiamata non-statuto che di fatto non

prevede regole democratiche) è una questione che viene

discussa nel movimento?

«Il non-statuto in teoria dovrebbe garantire il fatto che il

movimento è una continua creazione dal basso, in realtà

l’assenza di regole crea risultati differenziati e non sempre

positivi. Si produce ad esempio la stasi di cui ti parlavo qui a

Roma, ma anche il fatto che le primarie a volte si fanno e a

volte no. Ma soprattutto, in questa assenza di regole alla fine

tutti i ragazzi si sentono vincolati alle dichiarazioni di Beppe e

del suo blog. E gli imbarazzi non mancano. Basta

un’affermazione di Grillo per mandare in frantumi il lavoro di

mesi di centinaia di ragazzi».

Ad esempio, quando si mette a litigare con altre voci della

coscienza civile e dell’opposizione italiana, da Saviano a De

Magistris, fino a Sonia Alfano?

45

«Sì, l’isolamento in cui si è rinchiuso Grillo è un’altra

questione calda. Ed è un limite enorme il fatto che lui non

scenda mai al confronto con nessuno, specie con il resto della

politica».

Ma quando dici che molte decisioni vengono prese ‘dall’alto’

esattamente cosa intendi? Grillo fa tutto da solo o ha un ‘inner

circle’ di collaboratori con cui prende le decisioni?

«Attorno a lui c’è solo lo staff della Casaleggio. Anche noi

candidati sindaci alla fine dovevamo rapportarci o direttamente

con lui o con loro. E non sono mancati gli attriti».

Ma secondo te che cosa dovrebbe fare Grillo per il bene del

movimento che ha fondato?

«Dovrebbe dire ‘grazie ragazzi, arrivederci, adesso il

movimento è vostro, è di chi porta avanti le battaglie’».

E lo farà mai secondo te?

«Lo farà quando la Casaleggio gli dirà che è ora di farlo».

Ma perché, Grillo prende ordini dalla Casaleggio?

«Temo di sì».

46

I rapporti con “Il Fatto Quotidiano” e “chiare lettere”

All’inizio abbiamo appena accennato al rapporto con Marco

Travaglio (che risultavano tra i dossierati da parte della

Telecom di Tronchetti Provera), favorito anche dagli stretti

rapporti con Antonio Di Pietro.

Casaleggio Associati sta gestendo anche la parte informatica di

Chiare Lettere, casa editrice che pubblica i libri del

vicedirettore Travaglio, e guarda caso ultimamente sta

pubblicando anche Grillo e Casaleggio, e come se non bastasse

è di recente entrata nell’azionariato del Fatto Quotidiano.

Il fatto quotidiano è da subito apparso, per il suo piano

industriale, un “prodotto atipico”.

Innovativo per la sua presenza massiccia sul web, per la sua

propensione al blogging ed alla interazione, fino alla formula

dell’abbonamento on-line.

E per primo, ha cavalcato lo slogan del rifiuto del contributo

pubblico.

Ecco cosa ha scoperto con una sua indagine personale l’amico

Stefano Montanari.

Dopo alcune ricerche mi sono reso conto che alcuni

“Influencer” sono presenti su ilfattoquotidiano.it

47

Come? ilfattoquotidiano.it utilizza per il suo forum la

piattaforma Disqus (www.disqus.com). Su questa piattaforma è

possibile visualizzare lo storico dei commenti di ogni utente

registrato, semplicemente visitando l’URL

http://disqus.com/<nome utente=""></nome>

Bene, esistono i seguenti profili:

http://disqus.com/vespa200/

http://disqus.com/vespa201/

http://disqus.com/vespa202/

http://disqus.com/vespa203/

http://disqus.com/vespa204/

http://disqus.com/vespa205/

http://disqus.com/vespa206/

http://disqus.com/vespa207/

http://disqus.com/vespa208/

http://disqus.com/vespa209/

http://disqus.com/vespa210/

http://disqus.com/vespa211/

Già dai nomi, sembrerebbe palese che siano stati registrati

dallo stesso individuo. Basta fare una ricerca all’interno dei

messaggi di queste utenze, per accorgersi che dicono spesso le

stesse cose, spesso persino utilizzando le stesse parole. Questo

48

nonostante i nickname che compaiono poi sul sito

sembrerebbero appartenere a diverse persone, uomini e donne.

Ecco l’elenco dei nickname corrispondenti:

napo orso capo

antonella

antitroll

Enzo Paolo

mafiosialmuro

clito ride

tonno011

Detestor

titti74

divergenze parallele

plonk

anti_troll

Si può anche notare che i messaggi scritti da questi account

vengono premiati con dei “like” provenienti dagli account

“gemelli”, ovviamente questo per dare più credibilità ai

messaggi. Inutile dire che i messaggi in questione fanno una

pubblicità sfacciata a Beppe Grillo e al Movimento 5 Stelle.

Ma c’è di più: la piattaforma Disqus ha una caratteristica,

documentata qui http://docs.disqus.com/help/49/, sotto il titolo

49

“Flagged Comment Moderation”, che rende possibile,

mediante il tasto “segnala” presente su ogni messaggio,

eliminare i messaggi.

In pratica, quando parecchi diversi account cliccano su quel

pulsante, il messaggio viene censurato SENZA dover passare

dalla moderazione. Si capisce ora com’è semplice, per

l’individuo di cui stiamo parlando, eliminare tutti i messaggi

scomodi utilizzando i suoi svariati account. Questo mi è

successo di notte (quando i moderatori non sono presenti),

quando ho visto scomparire in tempi velocissimi i miei

messaggi. Tutte le evidenze puntano al fatto che questi

individui lavorano sopratutto la notte (ma anche di giorno) per

“plasmare” indisturbati le discussioni del forum. Ecco il viral

marketing di Casaleggio.

Chi si occupa della moderazione del blog de “il Fatto”?

Valentina Gorla

Chi è?

Lavora per i-side – società collegata alla casa leggio –

specializzata in viral marketing, e nella gestione di gruppi di

persuader!

i-side srl. http://www.i-side.com/

50

L’analisi Nielsen

Un esempio di quanto sia capillare il monitoraggio, e la

capacità di intervento, del gruppo di influencer della

Casaleggio ce lo offre il blog di Francesco Nicodemo, del pd

napoletano.

Reo di aver semplicemente rilanciato un articolo di Valentina

Arcovio sulle “bufale scientifiche” del comico Grillo qualche

anno fa.

In meno di mezzora sono intervenuti con i seguenti commenti:

“Ormai vi attaccate a tutto, ma la rivoluzione è cominciata e

non sarei di certi tu a fermarla, legga dante legga manzoni

invece di criticare il nostro movimento” e “Grillo può anche

darsi che abbia dato informazioni sbagliate il che è tutto da

verificare, ma ricordiamo che è stato il primo a denunciare la

presenza di materiali pericolosi all’interno di alcuni alimenti di

alcuni grandi marchi italiani. Quindi NOI informiamo a

differenza dei partiti!”

Le firme? Flavio Cicerchia e Michele Tagliarame. Peccato che

nessuno dei due esista davvero, ed un terzo, Bruno Mancino, è

un clone di un profilo assolutamente normale su facebook!

51

Ci può aiutare a “quantificare” il fenomeno l’analisi periodica

della comunicazione via web che la Nielsen fa in ogni tornata

elettorale.

Dall’ultima (in pubblicazione) citiamo:

I social media sono da sempre stati per Beppe Grillo e il suo

Movimento, canale di comunicazione, di informazione, di

scambio, nonché "sede" del movimento stesso, luogo di

incontro e struttura organizzativa. Basti osservare l’ingente

volume di messaggi che il Movimento 5 Stelle genera

quotidianamente su internet, come emerge dall’analisi Nielsen

sul passaparola digitale.

Negli ultimi 12 mesi circa 210.000 messaggi su Beppe Grillo

hanno affollato la rete, con una media di quasi 600 post al

giorno e un andamento costante, che termina con l’evidente

exploit di aprile e della prima settimana di maggio, ove si

concentra il 27% dei messaggi totali.

Il ruolo dei social network non è tuttavia limitato alle sole

pagine ufficiali dei vari personaggi politici. Molte delle

discussioni sul Movimento 5 Stelle avvengono, oltre che sul

52

profilo e sul blog di Beppe Grillo o di altri politici (Bersani,

Berlusconi, Vendola), anche sui Wall Comments di altri profili,

quali ad esempio i profili di:

- siti di “contro-informazione”: Informare per resistere, I

segreti della casta di Montecitorio, Informazione Libera, Ecco

Cosa Vedo – Idee per una società etica, I hate Silvio

Berlusconi;

- giornalisti o testate giornalistiche: Il Fatto Quotidiano,

Corriere della Sera, Repubblica, L’Unità, La7, Marco

Travaglio.

I social network dunque sono i luoghi digitali nei quali si

concentra la grande maggioranza dei post.

Un ordine di gerarchia che diventa ancora più netto in

prossimità della tornata elettorale dello scorso weekend. Solo

nella giornata di lunedì 7 maggio, giorno di chiusura dei seggi

e di diffusione dei risultati delle consultazioni, si sono generati

sul web circa 8.300 messaggi sul Movimento 5 Stelle, più del

doppio di quanti rilevati nello stesso giorno per il Partito

Democratico (poco più di 3.500 messaggi).

Una giornata inevitabilmente frenetica, durante la quale la

ricerca della notizia in tempo reale e dell’anticipazione o

53

indiscrezione ha potuto prendere luogo proprio sui social

network, con il 72% dei post su Beppe Grillo provenienti da

Facebook e il 24% da Twitter.

[credits Francesco Russo]

54

Epilogo

Grillo era Grillo quando parlava come Grillo e dei temi di

Grillo.

Da quando i suoi manager e finanziatori sono alle sue spalle, e

gli dettano l’agenda, sono spariti tutti i temi caldi.

Non si parla più delle e contro le multinazionali.

Non si prende alcuna posizione politica su cui schierarsi,

nemmeno sulla scuola.

Gli unici temi caldi sono “la lotta a questo Stato”.

L’opposizione non a questo o quel partito ma alla politica in sé

e per sé.

La platea di riferimento gli scontenti,e tutti i delusi.

Il bacino cui attingere, i giovani che non hanno esperienza

politica di alcun genere, e quindi non conoscenza della

dialettica, delle forme della democrazia interna, che non hanno

mai avuto spazio, e che non hanno competenze né esperienze, e

quindi di per sé riconoscenti e manipolabili.

Accanto a questo unico messaggio, l’unico vero tema che sta a

cuore a grillo è che l’Italia dichiari il default, non paghi il

proprio debito pubblico, e che esca dall’euro.

Che la cosa riesca o meno, conta poco.

55

Fa appeal ed è un messaggio “facile da vendere”, soprattutto

nel web, senza contradditorio, e soprattutto se hai una schiera

pronta a fare da eco.

Temi simili che abbiamo ascoltato sino ad un certo punto anche

dai blog dell’IDV.

Slogan identici ripetuti dal sito de “il Fatto Quotidiano” e dalle

scelte editoriali di “Servizio Pubblico”.

Fai facili consensi, e nell’immediato raccogli quei voti che

tolgono ai partiti storici la possibilità di governare il Paese.

Chi ci guadagna in tutto questo?

I clienti della Casaleggio.

Quelle multinazionali che hanno tutto l’interesse a che una

moneta si svaluti, che un’altra si rafforzi, anche grazie ad una

incertezza o inaffidabilità politica.

Filippo Pittarello (che lavora per la Casaleggio Associati e

segue Beppe nei suoi tour, nonché i contatti con i meetup) ha

dichiarato che il candidato ideale avrebbe dovuto avere più soft

skills che hard skills, cioè più attitudini che competenze. Una

volta eletto, doveva essere bravo con internet per mandare tutto

ad una 'squadra di esperti' che gli avrebbero detto cosa dire.

Questa sarebbe la “democrazia dal basso” – quella della rete –

secondo la Casaleggio Assaciati.

 

 

Andrea Magrini - Managing Director – CAEM CAD - FACEBOOK - TWITTER - YOUTUBE -  LINKEDIN - BLOG - P please don't print this e-mail unless you really need to.